Tutt’oggi l’Abbazia di Chiaravalle è popolata da una comunità monastica cistercense, composta dall’Abate padre Stefano Zanolini  e circa una quindicina di monaci.

La giornata monastica è scandita da un orario regolare che segue l’impostazione di fondo della Regola di san Benedetto e risponde a necessità e consuetudini della singola comunità.

Il tempo è prevalentemente dedicato alla preghiera e al lavoro, secondo la tipica ispirazione benedettina e nello spirito di condivisione della vita fraterna.

Umiltà, obbedienza, silenzio, ascolto, preghiera liturgica, semplicità, povertà, lavoro manuale ed autentica carità fraterna, sono alcune delle tracce che San Bernardo di Clairvaux, e tutti i Santi cistercensi, hanno lasciato e che vengono seguite ancora oggi dai monaci.

L’operosità dei monaci di Chiaravalle, storicamente si è rivelata nel periodo medievale nelle opere di bonifica, canalizzazione e messa a coltura di territori prima malsani e acquitrinosi grazie al sistema delle marcite.

La tecnica delle marcite consentiva di operare numerosi tagli di foraggio all’anno e avere nutrimento continuo per le mucche, che iniziarono a produrre molto latte. I monaci non volendo sprecare questo prezioso alimento inventarono un metodo di conservazione con un procedimento particolare. Nacque così il Caseu Vetus, il “formaggio vecchio”, dalla pasta compatta e granulosa denominato “grana”, il predecessore del Grana Padano.

Questa operosità dei monaci si mostra puntualmente anche oggi, nella produzione di miele, marmellate, sughi e sali e nella conduzione diretta del bestiame presente nella loro azienda agricola. E’ possibile acquistare i prodotti nella Bottega dei monaci e degustarli presso il Ristoro dell’Abbazia.