Acqua al Mulino – Ingranaggi in movimento

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Dalle 10 alle 13 l’acqua che arriva dal Depuratore di Nosedo farà muovere le pale del Mulino dell’Abbazia di Chiaravalle e, grazie all’aiuto dei volontari Elio Santoro e Giuseppe Checchi, si potrà osservare il funzionamento della macchina molitoria la macinazione della farina in modo lento e artigianale.

Cinque turni di visita da trenta minuti l’uno per immergersi in un’esperienza completa tra storia, spiritualità e cultura.

Il Mulino, lungi dall’essere solo propaggine architettonica dell’Abbazia di Chiaravalle, affonda la propria fondamentale valenza culturale all’interno della storia monastica occidentale in generale e in quella dell’Ordine cistercense in particolare. La stessa Regola di san Benedetto, scritta al momento della guerra tra i goti e i bizantini che a metà del VI secolo devasta la campagna italiana, si propone l’obiettivo di preservare, all’interno di una straordinariamente innovativa proposta di testimonianza religiosa, i dettami propri della cultura tradizionale, romana e cristiana: esorta i monaci a bonificare e coltivare, a creare argini alla distruzione delle campagne impegnandosi in prima persona per preservare l’alimento principe, ovvero il cereale: cultura del grano, cerealicoltura, frumento, il pane, simbolo del miracolo eucaristico della religione cristiana.

Un marcato modello agricolo diventa lo scheletro strutturale della vita quotidiana nei monasteri benedettini, padri di un impegno alla bonifica e al mantenimento dei territori di tutta Europa.

“Questo pane racconta la vostra storia. E’ spuntato come grano nei campi. La terra l’ha fatto nascere, la pioggia l’ha nutrito e l’ha fatto maturare in spiga. Il lavoro dell’uomo l’ha portato sull’aia, l’ha battuto, ventilato, riposto nel granaio e portato al mulino. L’ha macinato, impastato e cotto in forno. Ricordatevi che questa è anche la vostra storia (…) Siete stati impastati e siete diventati un’unica pasta”. Così rammentava Sant’Agostino in uno dei suoi sermoni a proposito della comunità dei cristiani, premurandosi di aggiungere che il vero pane è lo stesso Cristo, “seminato nella Vergine, fermentato nella carne”.

I cistercensi, che nascono e si sviluppano tra la fine dell’Undicesimo e la fine del Dodicesimo secolo, recuperano e incorporano questi elementi ridando loro nuova e lucente dignità: le Consuetudines dell’Ordine prescrivono il ritorno al lavoro manuale dei monaci, gli Statuta impongono la presenza di un Mulino all’interno di ogni abbazia dell’Ordine, l’istituzionalizzazione della figura del monaco converso- il monaco addetto ai lavori agricoli- apre per la prima volta nella storia il mondo monastico a ceti sociali contadini fino ad allora esclusi da quella che, nel Medioevo, era considerata l’istituzione più vicina a Dio. Una vera e propria rivoluzione spirituale che associa il momento contemplativo e meditativo a quello lavorativo.

La visita al Mulino consente di recuperare questi straordinari stimoli storici e spirituali e di addentrarci al contempo nel contesto particolare claravallense. Il cenobio di Milano fu difatti il massimo protagonista delle bonifiche della campagna a Sud di Milano, motore di quell’espansione agricola che fece del contado milanese il più ricco e prospero d’Europa. Le acque che muovono le pale del Mulino dell’Abbazia di Chiaravalle sono una diretta derivazione della Vettabbia, la storica roggia lungo la cui via i cistercensi accorparono i terreni su cui attuare le proprie coltivazioni di frumento. “La Vittabia nostra”, come si legge nei documenti abbaziali conservati all’Archivio di Stato di Milano. Quello stesso frumento che poi, macinato dalle pietre del Mulino, serviva nell’ambito spirituale, per la fabbricazione delle ostie nella celebrazione eucaristica, nell’ambito materiale, per la produzione di pane da consumare nei pasti, nell’ambito dell’ospitalità e dell’accoglienza, per la distribuzione agli sfortunati e ai poveri.

La vista al Mulino in movimento consente inoltre di ammirare gli spazi duecenteschi della struttura e di ammirare un piccolo ma molto prezioso museo di strumenti di caseificazione: la laboriosità e l’innovatività dei monaci di Chiaravalle permise loro difatti di inventare, per ovviare alla crisi di sovrapproduzione di latte della seconda metà del Trecento, il primo formaggio a lunga stagionatura e a grana grossa. Nel Medioevo veniva chiamato Caseus vetus, cacio vetusto o formaggio vecchio in italiano. Adesso lo conosciamo come Grana Padano.

E’ un’occasione speciale per apprezzare il funzionamento della macchina molitoria e conoscere la storia del luogo e i suoi cambiamenti nel tempo.
Evento realizzato in collaborazione con Fondazione Grana Padano.

Possono entrare 20 persone ogni 45 minuti
Durata della visita 30 minuti
Possono accedere bambini accompagnati dai genitori
Accesso al Mulino con offerta libera

DATE IN PROGRAMMA 2024

  • Domenica 18 febbraio
  • Domenica 17 marzo
  • Domenica 14 aprile
  • Domenica 19 maggio

PRENOTAZIONI: è necessaria la prenotazione anticipata. Salvo esaurimento posti, è possibile prenotare entro le ore 14:00 del giorno precedente la visita.

INFORMAZIONI 

Tel: 02 84930432
E-mail: infopoint@monasterochiaravalle.it 

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